Chiesa di Sant'Eulalia
La chiesa parrocchiale di Sant’Eulalia sorge al centro del quartiere storico della Marina, a breve distanza dal porto. La sua posizione elevata rispetto all’edificato circostante si deve al fatto che venne edificata su una piccola altura artificiale, dovuta alla presenza di un importante sito archeologico pluristratificato, riportato in luce in anni recenti e oggi reso fruibile ai visitatori. La sua mole architettonica si impone quale fulcro visivo e urbanistico del quartiere trecentesco, riorganizzato e ristrutturato dopo la conquista catalana della città avvenuta nel 1326.
Dedicata alla santa patrona di Barcellona, la chiesa è citata per la prima volta nel 1365, ma allo stato attuale non conserva strutture evidenti della prima fase edilizia del XIV secolo. Come ci appare oggi, l’edificio è la complessa somma di una serie di sovrapposizioni, ristrutturazioni e restauri susseguitisi nel corso dei secoli, fino a tempi molto recenti. L’elemento architettonico che maggiormente caratterizza l’interno della chiesa è l’imponente copertura della navata centrale, realizzata mediante la successione di tre grandi volte a crociera stellari di impronta tardo-gotica, che risalgono a un intervento di totale ristrutturazione databile agli ultimi decenni del Cinquecento.
Nel corso del XVI e XVII secolo l'aula, a navata unica, vide l’apertura sui fianchi nord e sud di una serie di cappelle, poi modificate con gli interventi successivi. Nel 1612-13 è documentata la realizzazione dell’elegante coro cupolato che sorge alle spalle del presbiterio e del campanile a canna quadrata che fiancheggia il prospetto principale.
Nel 1622 la chiesa venne elevata al rango di Collegiata, segno della sua rilevanza nel contesto socio-religioso della città. Un ulteriore imponente intervento di ristrutturazione è databile all’ottavo decennio del XVIII secolo: questa fase di lavori diede all’edificio le attuali dimensioni e le forme architettoniche ancora in buona parte apprezzabili, con l’apertura delle navate laterali e la ricostruzione in forme moderne delle cappelle, tutte di uguali dimensioni; nello stesso scorcio di secolo venne sopraelevato il campanile e rimodellata la facciata principale con un coronamento a doppia inflessione oggi non più visibile perché modificato nel corso dei restauri dell’inizio del XX secolo.
Questi ultimi in particolare, terminati nel 1919 ed eseguiti sotto la direzione dell’ingegner Riccardo Simonetti, sono da menzionare, in quanto modificarono in maniera sostanziale la percezione esterna della chiesa e, in parte, anche quella interna. All’esterno venne ripristinato il prospetto principale secondo un modello tardo-gotico che richiamasse le linee originali della facciata cinquecentesca, con la riapertura del vano del grande rosone centrale e il recupero di parti del portale. Vennero poi modificati e ridisegnati il coronamento del campanile, l’intero fianco sud e la copertura esterna della cupola del coro. All’interno si devono allo stesso cantiere di restauro il nuovo profilo degli archi delle cappelle e delle navate laterali e gli elementi decorativi di capitelli e paraste.
Le numerose cappelle laterali conservano diversi dipinti e sculture di particolare interesse, databili tra il Seicento e l’Ottocento, e mostrano pregevoli arredi marmorei barocchi del XVIII secolo.
Molte delle opere d’arte che nel corso dei secoli andarono ad arricchire il corredo liturgico della parrocchia, quali dipinti, sculture, argenti e paramenti in tessuto sono oggi visibili nell’annesso Museo del Tesoro, che offre la possibilità di comprendere il ricco ed eterogeneo contesto culturale della capitale sarda tra il XVI e il XIX secolo.